Luoghi sconosciuti e di delizia nella verde Brianza tra sacro e profano

Con la bella stagione è piacevole allontanarsi dalla città e scoprire, a pochi chilometri di distanza, tesori d’arte ai più sconosciuti.  Tra le verdi colline briantee, i laghi morenici, il profilo delle Grigne e del Resegone, sorge un fitto tessuto di oratori, pievi e antichissimi battisteri, di ville di delizia costruite tra Sette e Ottocento da nobili famiglie milanesi che trascorrevano qui la stagione estiva, lasciando l’arsura milanese.
Vi invitiamo a scoprire questi luoghi in un programma di visite “fuori porta”, che ci porteranno a conoscere gioielli di arte tra sacro e profano.

Partiamo con Oreno che è un delizioso piccolo borgo, noto per aver dato i natali al celebre e chiacchierato discepolo di Leonardo, il Salaì, un borgo che ha conservato un’atmosfera d’altri tempi, quelli antichi tra Medioevo e Rinascimento, quelli più recenti dei secoli del “villeggiare”.
Nel borgo infatti sorgono due edifici considerevoli per diversi aspetti: Villa Gallarati Scotti, maestosa nobile dimora neoclassica di cui purtroppo si può ammirare solo la sontuosa facciata, e una vera “chicca” il Casino di caccia della famiglia Borromeo.
Il Casino di caccia è una compatta e semplice costruzione in cotto, costruita intorno a una corte rustica, dove si affaccia una torre trecentesca. Al suo interno una sala è decorata con un ciclo di affreschi quattrocenteschi a soggetto profano, riscoperti nel 1927 dal conte Gian Carlo Borromeo, proprietario dell’edificio. Varcandone la soglia si è proiettati in un paesaggio boschivo dipinto sulle pareti che ricorda i luoghi dove si organizzavano battute di caccia, evocate dagli affreschi. Orsi, uccelli acquatici, cavalieri armati, tutto parla dell’attività venatoria, ma anche dell’amor cortese sublimato dall’immagine del roseto, luogo deputato all’incontro amoroso, che è anche visione laica del giardino dell’Eden.

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