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DON LISANDER, RENZO E I PROMESSI SPOSI

Il volto di Milano tra finzione poetica e realtà

“Dopo la separazione dolorosa che abbiam raccontata, camminava Renzo da Monza verso Milano, in quello stato d’animo che ognuno può immaginarsi facilmente. Abbandonar la casa, tralasciare il mestiere, e quel ch’era più di tutto, allontanarsi da Lucia, trovarsi sur una strada, senza saper dove anderebbe a posarsi […] un piccol sentiero erto, a scalini, sulla riva, indicava che altri passeggieri s’eran fatta una strada ne’ campi. Renzo, salito per un di que’ valichi sul terreno più elevato, vide quella gran macchina del duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una città, ma sorgesse in un deserto; e si fermò su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quell’ottava maraviglia, di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino” (A. Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XI)

Così fu l’ingresso di Renzo Tramaglino a Milano… ed è seguendo le sue tracce che andremo scoprendo il volto del Seicento della città, come Renzo la vide, con emozione e timore, e come ce la mostra nella finzione poetica Don Alessandro Manzoni nel romanzo più celebre dell’Ottocento “I Promessi Sposi”. Estrapolando alcuni brani, percorriamo e scopriamo un nuovo volto di Milano: da Porta Orientale, dove si trovava il Convento dei Cappuccini, verso al Forno delle Grucce sito in Corsia dei Servi, fino la “gran macchina” del Duomo, all’epoca ancora un cantiere in piena attività, per spingerci  fino in Piazza Mercanti dove Renzo chiese alloggio (Osteria Luna Pina…) e per terminare davanti alla Chiesa di San Fedele, di cui  lo scrittore fu assiduo frequentatore. Strade note, storie dimenticate, della nostra Milano di un tempo, tanto trasformata, ma ancora capace di sorprendere