“È più dalle nostre opere che diffondiamo delle idee che non attraverso noi stessi” (Franco Albini)
Gli studi degli artisti sono luoghi un po’ magici che nascondono i segreti delle creazioni, l’iter complesso fatto di tanti pensieri, tribolazioni, prove, per arrivare a quell’opera d’arte davanti alla quale ci stupiamo, per arrivare, nel caso del design, a quell’oggetto perfetto che entra a far parte della nostra quotidianità con naturalezza, come se fosse nato con estrema semplicità.
Riprendiamo una serie di visite, già proposte anni fa, proprio agli studi di quegli artisti, designer e architetti del Novecento, che hanno segnato la nostra vita, le cui creazioni ci circondano senza che noi lo si sappia.
Ricordando che il design è un vero fiore all’occhiello del “made in Italy”, è qualcosa che ci ha contraddistinti e reso unici al mondo, cominciamo ad avvicinare questo mondo visitando lo studio di Franco Albini. A trent’anni dalla morte del Maestro, architetto, designer, ma che amava esser chiamato “artigiano”, è nata, grazie alla volontà degli eredi, la Fondazione Franco Albini che, aprendo gli spazi del suo studio, facendo “toccar con mano” i progetti, le creazioni di Albini, divulgano non solo la conoscenza della sua opera, ma quei valori fondanti che sono alla base del suo lavoro: “un modo di progettare, “onesto ed etico”, finalizzato al miglioramento della qualità della vita; […] le invenzioni museali che mirano all’educazione dello spettatore;  i suoi pezzi di design capaci di coniugare artigianato e serializzazione e i suoi progetti urbanistici che rispecchiano le esigenze della civiltà moderna, che oggi ci raccontano di lui”  (Fondazione Albini)
Nello studio Albini un immenso patrimonio di progetti, disegni, fotografie, ma anche oggetti e arredi di design: il Televisore Orion Brionvega (1961-62) , la lampada Mitragliera (1938), la poltroncina Luisa (premio Compasso d’Oro 1955), la sedia in vimini Margherita (1951-52), il tavolo Cicognino (1953), la libreria a montanti … solo per citarne alcuni. Senza dimenticare che Albini, con Franca Helg e Bob Noorda, hanno “vestito” e dato immagine alla metropolitana milanese quale la vediamo e viviamo ancor oggi: segnaletica e allestimento  della MM1 fruttarono ad Albini l’ambito Compasso d’Oro nel 1964.
Fotografie per gentile concessione della Fondazione Franco Albini – Matteo Girola

 

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