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Quartieri e luoghi suggestivi
QT8
Il quartiere sperimentale della VIII triennale di Milano e il Monte Stella
Due le date che segnano un progetto all’epoca sperimentale, che è diventato modello ed esempio dell’abitare la città moderna: 1933 e 1945. Nel 1933 si chiude la V edizione della Triennale: in una visione lungimirante gli architetti Bottoni e Pagano ritengono un gravissimo spreco dover distruggere gli edifici realizzati provvisoriamente per quell’occasione nel Parco di Milano. 1945 fine della seconda Guerra Mondiale, Milano rinasce dalle rovine lasciate dai pesanti bombardamenti. Speranza, impegno, passione, progettualità vengono messi al servizio della nuova città che deve risorgere e che deve fare i conti con molti problemi di ogni genere, tra questi un problema molto pratico: un mare di macerie da rimuovere e da collocare in qualche luogo della periferia di Milano, cercando di dare un senso a questa operazione imprescindibile e necessaria.
Il QT8 e il Monte Stella partono da queste premesse. Laddove c’erano baracche e le improvvise piene dell’Olona, in una zona di estrema periferia e di scarsissimo reddito per il Comune, nasce un nuovo quartiere moderno, efficiente, dove gli edifici dialogano con la luce e gli spazi verdi, un «quadro ambientale» di qualità, pur in presenza di tipi edilizi diversi tra loro e dalla tradizione. Urbanistica e architettura is trovarono unite in una scommessa: creare uno spazio moderno confrontabile per valore estetico con certi quartieri della Milano sette-ottocentesca. Risultato fu una delle sintesi più felici nel dopoguerra, tra razionalismo e organicismo.
Ma non finì lì, perché quel verde che doveva segnare il QT8 andò integrandosi con un altro progetto. Lo racconta l’architetto Piero Bottoni “«le macerie […] vennero avviate verso la periferia a riempire, fra l’altro, le cave esaurite di ghiaia che punteggiavano, come piccoli laghi […] la periferia della città. […] Ora avvenne che ad una di queste cave abbandonate, proprio la più importante della zona», destinata a grande specchio d’acqua nel primo progetto del QT8, «venissero avviate le macerie […] seppellendo definitivamente il sogno di un «lago azzurro e romantico». Mutato il contesto, Bottoni a quel punto fece di necessità virtù: «Giacché sogno e poesia muovono, malgrado le apparenze, il mondo», decise di trasformare in un luogo poetico la discarica, e ne progettò il razionale e progressivo innalzamento, così da riuscire a dare corpo a un altro sogno: quello «lontano, di sempre […] di una montagna milanese».