Un viaggio parte da un’idea.
Parte dal chiuso di quattro pareti, da una stanza da dove si decide di evadere con il corpo e con la mente…

Confini geografici vaghi a cui fa eco una metrica del cuore inquieta.
I paesi che finiscono per -stan lasciano fra i denti la polvere di un tempo che non si riesce a inscrivere su alcun manuale. Sfuggono come la sabbia che li ricopre, sconfinando di qua e di là, invadendo e poi ritirandosi come la marea.
Ma sta proprio in questa imprecisione, in questa arte del fuggire da categorie prestabilite, la seduzione di questi posti. Impalpabili eppur vivissime realtà che fatichiamo a inserire in un atlante storico e geografico. Terre aride di popoli nati nomadi che da millenni le attraversano mercanteggiando, uccidendo, prosperando. Popoli che si sono mischiati, in barba ai confini, indifferenti al nome che qualche governo ha loro attribuito.
Vorrei portarvi con me in questo altrove strano e fluido, dove i confini non sono reali, dove le storie si mischiano insieme alle razze.
Vorrei portarvi con me ad Astanà, capitale futuristica del Kazakistan, cattedrale nel deserto, simbolo della forza costruttiva dell’uomo su uno sfondo naturale tra i più impervi al mondo.
E poi vorrei condurvi lungo le pessime strade del Turkmenistan dove la sua eburnea capitale, Ashgabat, si scontra con i resti di alcune fra i più antichi insediamenti dell’uomo.
E già che siamo da queste parti una capatina in montagna non potrà che allargare i vostri orizzonti: in Tagikistan scaliamo il Pamir, la cui punta più alta sfiora i 7495 metri.
Dai, un ultimo sforzo: in Uzbekistan ci siamo già stati, ma varrà la pena fare un salto in Karapalpakstan. Qui c’è il triste e prosciugato Lago d’Aral, ma nella capitale della Regione, a Nukus, c’è il Museo Savitsky che custodisce la più importante collezione di dipinti dell’Avanguardia Russa degli anni ’20 e ’30. Ci è voluto un coraggio da leoni a recuperarli tutti.
Tanto profluvio di vitalità, in mezzo al nulla! Che dicotomia!
E poi, un ultimo guizzo coraggioso, suvvia: sconfiniamo in Afganistan. C’è ben altro al di là delle immagini che ci propina la tv.
Questo orizzonte sfugge, si spinge sempre oltre e noi, con lui.
Gialal al-Din Rumi, poeta del 1200 di Balkh (attuale Afganistan) avrebbe espresso questo sentire con una frase:
Ben oltre le idee di giusto e di sbagliato c’è un campo. Ti aspetterò laggiù.

DATE IN PROGRAMMA

gio 28/10, ore 18.30

COSTO

Incontro online € 10,00

DURATA

L’incontro interattivo avrà una durata di circa un’ora e mezza

Tutti gli incontri in diretta online vengono registrati, il link della registrazione viene inviato il giorno successivo a tutti gli iscritti.  

La registrazione resterà disponibile per due settimane

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CAROL, brava come sempre.
L’emozione fa parte dei sentimenti umani.