Nel periodo post-unitario Milano cambia repentinamente il  suo volto. La vecchia città dai vicoli stretti e bui viene sventrata da ampie strade e ariose piazze,  il cuore popolare di Milano lascia il posto alla modernità e al progresso tutto borghese. Tale trasformazione viene immortalata dai pittori che hanno dedicato a Milano suggestive vedute,  dapprima dalla vena romantica radicata in una sensibilità ancora di primo Ottocento, dagli anni Settanta con un approccio “scapigliato” che ben si adegua ai ritmi urbani del cambiamento.
Mosè Bianchi, al quale la Gam Manzoni dedica una rassegna monografica, è, senza ombra di dubbio, uno degli interpreti più affascinanti della Milano che non c’è più. Le sue vedute urbane vibrano di una particolare sensibilità luministica, sono immagini istantanee dal taglio fotografico inusuale, dalle pennellate spigliate e mosse. Sono immagini di una città in cui trionfa la luce naturale, solare oppure uggiosa, le strade scintillanti di pioggia, sono vive rappresentazioni  della Milano del “popolino”, la Milano degli omnibus trainati dai cavalli, delle signorine borghesi a spasso con l’immancabile ombrellino.  La scena milanese è tutto un brulicare di vita, fatto di tocchi veloci, di piani ravvicinati e di uno sconfinare oltre la cornice… Sono immagini che generano un’immediata  empatia fra lo spettatore e chi anima lo scorcio di una piazza, di una strada…

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