UNA MOSTRA IMPERDIBILE MA ANCHE UN’OCCASIONE MANCATA!

Sono le ultime settimane durante le quali sarà possibile ammirare Bosch, e non solo, a Milano: sicuramente una mostra da non perdere! Bosch, un pittore che non ha lasciato molte opere e per questo, il fatto che Milano ne abbia accolte 5 è sicuramente degno di nota. Va da sé, infatti, che Musei come il Prado non possano permettersi di prestare opere del calibro del “Giardino delle Delizie”, opere iconiche che raramente viaggiano per sedi espositive in giro per il mondo, come è giusto che sia!
Ognuno dei dipinti di Bosch è un universo da esplorare, visioni fantastiche, mondi brulicanti di figure demoniache tentatrici, paesaggi e giardini solo apparentemente accoglienti, frutti giganteschi invitanti e inquietanti insieme, oggetti quotidiani dalle proporzioni smisurate che diventano strumenti di tortura, fuochi, alambicchi, cieli tempestosi… Bosch proietta nei suoi dipinti l’idea del male immanente, della presenza demoniaca che incombe sull’uomo. L’uomo è peccatore e Bosch ce lo ricorda. Ci fa capire quanto sia difficile scegliere tra il bene e il male, tra il vizio e la virtù… si è sempre al bivio di questa scelta nella nostra esistenza. Bosch proietta nel suo mondo anche quella letteratura apocalittica diffusa nei Paesi nordici, come la Visione di Tundalo* che sicuramente l’artista conosceva. Proietta non solo i suoi sogni, le sue fantasie, le sue bizzarrie, ma anche le paure collettive, gli incubi che serpeggiano nella società del suo tempo e del suo mondo.
La mostra milanese ci parla di lui e dei suoi seguaci, ma apre anche uno sguardo importante su un Rinascimento altro. Perché, se nei centri italiani dell’Umanesimo si parlava un linguaggio fatto di misura, armonia, equilibrio con l’uomo centro e misura di tutte le cose, nel mondo d’Oltralpe e nell’altra Italia, quella delle periferie e delle provincie, i canoni del mondo classico venivano stravolti dando spazio alle eccentricità, alle deformazioni, alle stravaganze. Un mondo meraviglioso, attraente e respingente insieme.
Una mostra dalle potenziali infinite, ma purtroppo penalizzata da scelte espositive più che discutibili che hanno impedito il giusto godimento delle opere, la giusta riflessione su temi non facili… Scelta davvero discutibile allestire la mostra partendo con una “linea del tempo” collocata nel corridoio di accesso alla prima sala… impossibile fermarsi sia per i visitatori individuali, sia per noi guide con i nostri gruppi. Scelta altrettanto discutibile collocare 3 opere – su 5 – di Bosch nella prima sala: impossibile ammirarle e spiegarle in pochi minuti che ci vengono concessi, bontà loro (di chi, di grazia?!), quando ancora non hai potuto nemmeno dire chi è stato Bosch! Il tutto fra una marea di persone, un muro umano davanti ad ogni opera e naturalmente tutto deve avvenire lì, in quella benedetta prima sala!
I curatori, o chi per essi, avrebbero dovuto riservare uno spazio diverso a questa mostra così importante e unica. Avrebbero dovuto creare degli spazi di sosta per spiegare Bosch prima di affrontare direttamente le sue opere. Avrebbero dovuto riservare una sala per ognuna delle sue opere, in modo da poterle avvicinare, comprenderle, contestualizzarle, per poter ammirare l’insieme e cogliere il dettaglio… i mille dettagli…
Visitare questa mostra bellissima, ma mal gestita, è stato come entrare in prima persona nei gironi infernali delle visioni boschiane! Se questo era l’intendimento… perfettamente riuscito!
La mostra volge al termine e, nonostante tutto, il mio è un invito, comunque, a visitarla armandosi di santa pazienza. È sicuramente la mostra milanese dell’anno – in tutti i sensi – ma si è rivelata anche un’occasione mancata!

*Tundalo cavaliere irlandese che fa un viaggio iniziatico nell’Aldilà, la cui leggenda è narrata dal monaco Marcus di Ratisbona nel XII sec. Un testo ampiamente diffuso e tradotto in quindici lingue nel Quattrocento

Marina Fassera

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