Cristina Trivulzio di Belgioioso

Era ora!
Da due giorni Milano esibisce una statua che ricorda Cristina Trivulzio di Belgioioso. Realizzata dallo sculture bresciano Giuseppe Bergomi, è la prima, e ad ora unica, statua a Milano dedicata ad una donna. E che donna!
Cristina, donna intraprendente e figura importante del nostro Risorgimento, nacque nel 1808 non molto distante da dove oggi si trova il suo ritratto monumentale bronzeo, a palazzo Trivulzio in piazza Sant’Alessandro. Invaghitasi del principe Emilio Barbiano di Belgioioso d’Este, lo volle sposare pur sapendo che era fatuo, infedele e pieno di debiti. Lei invece era molto ricca, e molto giovane, praticamente la preda ideale per lo sfaccendato principe.
Cristina fu iniziata agli ideali risorgimentali dal secondo marito di sua madre, Alessandro Visconti d’Aragona, un uomo colto e sensibile finché non venne arrestato e portato allo Spielberg, la tetra e crudele fortezza austriaca che lo segnò per sempre nello spirito.
Tornando a Cristina, aveva sedici anni, Emiliano era bello e sapeva corteggiare una donna: nel ritratto di Hayez indossa scarpini da ballo e abito da sera, evidentemente la tenuta di ordinanza del perfetto seduttore. Dopo due anni, il matrimonio era già finito. Cristina era minata nel corpo, le aveva trasmesso la sifilide, e nello spirito, delusa dai tradimenti di lui, in più perseguitata dalla polizia austriaca, soprattutto dal Torresani che fece di tutto per arrestarla e ridurla in povertà. Poté contare su grandi amicizie di altre due donne: Ernesta Bisi, che le starà vicino sempre, e Bianca Milesi.
Ernesta della grande famiglia dei Bisi, da cui proviene Giuseppe Bisi, famoso pittore, primo docente a Brera di pittura di paesaggio, che diede a Cristina Trivulzio di Belgioioso i suoi primi rudimenti di disegno: le torneranno utili per sbarcare il lunario durante la fuga in Francia per sfuggire all’arresto e per sopravvivere al blocco dei beni, inventandosi decoratrice di ventagli. In Francia ricreò un salotto culturale milanese in cui graditi ospiti erano musicisti, intellettuali e ovviamente cospiratori. Il suo salotto era frequentato da Rossini, Liszt, Bellini e dai poeti Heine e De Musset perdutamente innamorati di lei, senza essere ricambiati.
Il 23 dicembre 1838 nacque in Francia, quasi miracolosamente nonostante la malattia debilitante di Cristina, la figlia Maria Gerolama riconosciuta da Belgioioso Ma chi era il vero padre? Ancora oggi è un mistero, forti sospetti sono indirizzati su François Mignet, ma non si esclude l’amico cieco De Thierry.
In Francia Cristina cominciò anche a scrivere diventando giornalista e sostenendo sempre indomita la ribellione. Armò a sue spese una nave per portare aiuto all’insurrezione di Roma e, preparandosi al peggio, cercò di organizzare una specie di ospedale da campo per soccorrere gli insorti feriti, ma non molte delle signore romane furono disposte a sporcarsi le mani. Non le restò che convincere signore di più facili costumi e sicuramente dal cuore più grande, delle infermiere prima di Florence Nighthingale. La repubblica romana fu una disfatta, un sogno mazziniano destinato a vita breve, ma Cristina non si arrese mai.
Tornata in Italia nel suo feudo a Locate Triulzi, organizzò una scuola e un asilo per i figli delle donne che lavoravano per lei.
Passando da Milano chiese di poter vedere un’ultima volta Giulia Beccaria (un’altra personcina di gran carattere), mamma di Alessandro Manzoni, l’amica non stava bene, ma il pio figlio vietò l’accesso a quella “donna indegna” e ora la statua di Cristina sta proprio di fronte all’ingresso dello scorbutico scrittore: la legge del contrappasso…
L’ultima sua avventura fu il tentativo di fondare una colonia agricola in Turchia, venne accoltellata per motivi poco chiari, non si riprese più del tutto. Dopo la tanto sospirata unità d’Italia si ritirò tra Como, Milano e Locate dove morì nel 1871 all’età di 63 anni.
La statua che orna il “sito privato” Belgioioso, la coglie in atto di alzarsi con impeto e grazia insieme, dalla poltrona su cui siede. In mano un libro, la penna, tanti fogli scritti …forse proprio le lettere che indirizzava agli intellettuali per sostenere la causa risorgimentale. Sul retro del monumento le sue parole: “Vogliano le donne felici e onorate dei tempi avvenire rivolgere tratto il pensiero ai dolori e alle umiliazioni delle donne che le precedettero nella vita, e ricordare con qualche gratitudine i nomi di quelle che loro apersero e prepararono la via alla non mai prima goduta, forse appena sognata, felicità”

Daniela Veronesi

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Grande donna!!

finalmente a Milano una statua dedicata alle donne