Finalmente si riprende a vivere una vita che ha una parvenza di normalità e con essa a riprendere le nostre uscite in città. Ci sono mancate le passeggiate a zonzo per Milano, ma forse ci è mancato ancora di più il contatto con le opere d’arte nei musei, nelle mostre. Ora si può tornare a fare anche questo. La prima occasione da non perdere è sicuramente la mostra a Palazzo Reale LE SIGNORE DELL’ARTE. STORIE DI DONNE FRA ‘500 E ‘600. Era in programma lo scorso autunno, la sua apertura è stata rimandata “a tempi migliori” e i “tempi migliori” sono arrivati. Un mese fa l’inaugurazione, la chiusura sarà il 25 luglio.
L’ho visitata il primo giorno dell’apertura… non vedevo l’ora. Ne sono rimasta favorevolmente colpita.
È una mostra che fa parte di un palinsesto del Comune di Milano dedicato ai “Talenti delle Donne”. Talenti che si sono espressi in ogni campo: dal mondo dell’arte e della cultura all’imprenditoria, dalla politica allo sport, alla scienza. Tante le iniziative che purtroppo nell’anno domini 2020 sono state fermate, rimandate, ed ora pian piano vengono e verranno riproposte. Alcuni appuntamenti sono già stati riprogrammati e, fra questi, quello con le Signore dell’Arte.
Si parla di donne nella mostra di Palazzo Reale, donne che dedicarono la loro vita alla pittura e che si imposero nella grande arte con successo tra il XVI e il XVII secolo… si imposero in un campo prettamente maschile che raramente fino ad allora le accolse.
La mostra è ben costruita: sala dopo sala si entra nel mondo di pittrici note come Artemisia Gentileschi, Fede Galizia, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani e di altre meno conosciute come la nobile romana Claudia del Bufalo, Rosalia Novelli, Lucrezia Quistelli… Le loro opere, nell’atmosfera soffusa delle sale, incantano così come le loro vite, spesso non facili. Scopriamo che alcune di loro furono figlie, mogli, sorelle di pittori, oppure donne di religione. Tutte seppero fondere il talento, la passione con le necessità familiari, le pulsioni interiori le portarono a superare ostacoli, grandi e piccole pene, successi e delusioni.
Cinque le sezioni che si aprono con “Le artiste del Vasari”. Vasari nelle due edizioni delle Vite ricorda la scultrice Properzia de’ Rossi, che con le sue “tenere e bianchissime mani” lavorò nel cantiere di San Petronio, poi la pittrice Sofonisba Anguissola e le sorelle, le monache Antonia Doni e Plautilla Nelli (nella seconda sezione “Artiste in convento” sono in compagnia di altre monache dedite alla pittura, naturalmente devozionale). Si prosegue nella sezione successiva con le “Storie di famiglia”, dove si parla di figlie che seguirono le orme di padri, padri famosi che a volte aiutano, a volte oscurano le carriere delle giovani artiste. Nelle “Accademie” scopriamo la grande novità che permise alle donne di essere accolte nelle scuole d’arte dove la loro formazione si accrebbe al pari di quella degli artisti uomini. Infine, e non poteva essere altrimenti, la chiusura della mostra è tutta dedicata a lei, ad Artemisia (Gentileschi) che più di altre ebbe fama nel suo tempo e nel nostro tempo, diventando un’icona… per la sua arte e per le vicende della sua vita!
Non vado oltre, non voglio raccontare la mostra e svelare le sorprese che ci regala. Vorrei solo invitare tutti a vederla a tornare a varcare la soglia di Palazzo Reale per scoprire un universo meraviglioso fatto di bella pittura e belle e interessanti storie di donne. Uno straordinario puzzle si comporrà tassello dopo tassello e per molti sarà una scoperta, una finestra aperta su un mondo della storia dell’arte, spesso trascurato, ma tanto interessante.

Marina Fassera

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