Sotto il cielo dell'impero di Genghis Khan

Atterro a Ulan Baator e il primo sfacciato pensiero diventa quasi l’unico: “Che ci faccio qui?”.
Non trovo risposta adeguata nei giorni successivi. E per un po’, nemmeno una volta rientrata a casa in Italia.
Poi sotterraneo e strisciante si fa largo un inaspettato piacere ripensando a quei miei giorni. Un benessere molle che si muove mutevole tra brandelli di ricordi. Sale all’altezza del cuore e invade la mente.
Che paese terribilmente bello!
Non saranno le mie parole a convincervi di questo!
Ma se solo poteste percepire l’accelerazione del mio battito cardiaco mentre ritorno a quelle lande! Ai rari e preziosi incontri con la sua popolazione! Alla corsa di un vento che non trova ostacoli e rincorre un orizzonte sempre in fuga. Come il mio tempo! Come la vita! Se solo poteste vedere l’espressione del mio viso mentre ricordo tutto questo… allora sì, in Mongolia vorreste andarci!
La sua gente ha toccato il nervo piuttosto nascosto della mia tenerezza. Visi su cui sembra essere calata una ragnatela di rughe: solchi su cui si aprono, cicatrici profonde, occhi neri come la pece. Ridono e diventano fessure sottili.
Templi buddisti risparmiati dalla furia di Mao: inutili guerrieri abbandonati in un mare di erba. Essenza imperitura che lotta granitica. Al di là delle umane transitorie vicende.
Luoghi di fede che resistono: acciaio negli inverni gelidi. Povere mura scrostate e blandite da tiepidi venti di un’estate che dura poco.
Colonna sonora il silenzio. Allargato all’infinito verso il palcoscenico capovolto di stellate notturne incombenti. Il confine tra cielo e steppa si intuisce solo dal cessar del brillio degli astri e dall’iniziare, inchiostro nero, della terra.
Da qui parte il mio viaggio.

Carol Gallo

DATE IN PROGRAMMA

dom 21/02, ore 17.00

COSTO

Incontro online € 10,00

DURATA

L’incontro interattivo avrà una durata di circa un’ora e mezza

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Non solo documentario e storia del paese, ma anche interessante reportage di una esperienza diretta, un po’ fuori dagli schemi turistici.

Visto in differita il racconto di viaggio sulla Mongolia. Paese splendido e commovente.
Ed il racconto di Carol fantastico, come sempre.
Ascoltando di Gengis Khan mi è tornata in mente una mostra allestita diversi anni fa nella chiesta sconsacrata di Corso Italia a Milano: mi aveva colpito il fatto che l’arrivo dell’esercito del condottiero era annunciato dalla puzza. La scarsità di acqua e il costante spostamento, avevano sviluppato questa particolarità:
inoltre mi sono ricordata del primo romanzo sul poliziotto mongolo Yeruldelgger: il libro descrive la Mongolia delle steppe ma anche la città di Ulan Bator.
Grazie! Bellissimo racconto!